Li
abbiamo contati. Districandoci tra numeri doppi, tripli,
fuori serie. Dalla sua prima uscita come “Quaderni
mensili del Centro Sperimentale di Cinematografia”
nel gennaio del 1937 al fascicolo n. 6 del 2002, 546
sono i fascicoli che Bianco e Neroha fin qui pubblicato.
Un record di longevità che ha pochissimi altri
riscontri, non solo in Italia.
L’impresa cui ci accingiamo nasce innanzitutto
nel segno della continuità. La rivista, come
l’ente che la promuove, ha vissuto nel corso della
sua esistenza vicende non solo alterne, ma fortemente
discontinue, che tuttavia sono ormai divenute storia,
una parte fondamentale della storia del cinema italiano
e della storia stessa di questo paese. Ci mettiamo al
servizio di tale tradizione, al servizio dell’
istituzione in cui eventi pur così difformi si
sono stratificati e sedimentati: la Scuola Nazionale
di Cinema – Centro Sperimentale di Cinematografia.
Nella convinzione,
immutata malgrado vicissitudini e indirizzi divergenti,
che una rivista costituisca uno strumento fondamentale
per l’organismo che lavora alla formazione delle
nuove leve cinematografiche - e in questo ambito continua
e ambisce sempre più a svolgere una funzione
di punta a livello nazionale e internazionale.
Il progetto attuale (in continuità evidente,
in questo caso, con quello che lo ha immediatamente
preceduto) si fonda sulla possibilità di far
interagire aspetti e attività dell’istituzione
"scuola professionale di cinema" con quelli
legati all’Università, in quanto luogo
di formazione e di ricerca avanzata sul cinema. Lavora
dunque alla connessione tra saperi pratici e competenze
storiche e teoriche; crede nella pertinenza e nell’efficacia
di prospettive di interpretazione e di indagine scaturite
da esperienze e sguardi contemporanei (come sono quelli
di uno studente “di cinema”); immagina territori
in cui attitudini creative si integrino con curiosità
verso il passato e verso le memorie del passato; pone
attenzione alle interazioni tra il cinema e altri sistemi,
a disegni nuovissimi, ma anche lontani (o forse solo
all’apparenza lontani).
La storia del Centro Sperimentale di Cinematografia
si intreccia con quella della Cineteca Nazionale. Un
archivio, in quanto memoria storica del cinema, entra
naturalmente nel quadro appena tracciato. Ma un archivio,
oggi, è molto di più che semplice luogo
di conservazione, così come incomparabilmente
più stretto è, attualmente, il legame
tra formazione e accesso alle fonti e tra formazione
e consapevolezza filologica dei testi. Alla base di
questa nuova serie di Bianco e Neroc’è
dunque anche un intento di saldatura tra politiche degli
archivi e politiche della ricerca universitaria; tra
progetti di valorizzazione del patrimonio cinematografico
e promozione, la più ampia, della cultura cinematografica,
da una parte; programmi di studio, di indagine scientifica,
dall’altra.
I materiali non-filmici, le fonti scritte e iconografiche
sono parte integrante (ma spesso ancora più negletta)
di questo patrimonio cinematografico.
Crediamo che i due ambiti, spesso separati, debbano
essere ricongiunti e crediamo che il documento non filmico
meriti attenzione come quello filmico. La biblioteca
“Luigi Chiarini” e i fondi conservati presso
la Cineteca Nazionale costituiscono un bene prezioso
e un punto di riferimento per ogni attività di
studio. La rete di relazioni che vogliamo costruire
ambisce a inglobare anche questo campo: “Scuola
Nazionale di Cinema – Centro Sperimentale di cinematografia”
e “Università” troveranno in tale
lavoro un ulteriore punto di incontro.
Abbiamo innanzitutto fiducia nei testi, in una prospettiva,
potremmo dire, neo-strutturalista e contemporaneamente
allargata, che guarda a una grande varietà di
manifestazioni, ai testi cinematografici e cartacei,
ma anche alla tecnologia di una macchina o all’architettura
di una sala.
Crediamo in una teoria estesadel testo, non crediamo
alle successioni (ai superamenti e ai finalismi), non
crediamo che esista una direzione di sviluppo che porterebbe
dagli studi strutturalisti a quelli post-strutturalisti,
dalle semiotiche ai cultural studies. Abbiamo in mente
una situazione “disordinata” e non diacronica
dei sistemi e dei metodi. Trasferite ad un altro livello,
ricondotte ad una diversa scala, le opposizioni più
resistenti e apparentemente acquisite si riveleranno
di tutt’altra natura. Nutriamo inoltre un’inguaribile
fiducia nei documenti. Fiducia nella capacità
dei testi di parlare direttamente, senza l’ausilio
di mediazioni e apparati ermeneutici. Fiducia nella
capacità dei documenti di collocare il proprio
enunciato in uno schema più vasto, in relazioni
più vaste: di produrre teoria. Abbiamo fiducia,
infine ma non da ultimo, nella materialità della
storia (e della storia delle idee), fatta di azioni
(speciali e quotidiane),
prese di parola peculiari e voci anonime e diffuse (ma
che anche una collezione di figurine può portare
alla luce, o l’arredo di una sala o una novellizzazione).
Per via del collegamento istituzionale, dedicheremo
un’attenzione particolare ( particolare, non esclusiva)
al cinema italiano. La scelta si fonda ulteriormente
sull'importanza e originalità del ruolo che può
avere (anche all'estero) una rivista dedicata allo studio
del cinema italiano.
Prevediamo tuttavia un’impostazione contemporaneamente
nazionale e internazionale: nazionale per l'attenzione
dedicata al cinema del nostro paese; internazionale
per l'orizzonte in cui collocare la diffusione di tale
ricerca. Internazionale sarà, inoltre, sempre,
lo spettro dei collaboratori e degli interlocutori.
Chi “fa” la rivista? Bianco e Neroè
affidata innanzitutto a un comitato scientifico, di
cui fanno parte i direttori della Scuola Nazionale di
Cinema – Centro Sperimentale di Cinematografia
e della Cineteca nazionale, da una parte; dall’altra
docenti universitari. Universitaria è anche la
provenienza dei componenti della redazione, giovani
ricercatori (nel senso primo e non gerarchico del termine)
che si sono formati e stanno operando presso vari atenei
italiani, espressione di diverse “scuole”
e tendenze della ricerca. Il successo di questa formula
dipenderà in primo luogo dalla loro iniziativa
e dalla loro capacità di interpretare e dare
concretezza a quanto di più avanzato si sta muovendo
nel campo della
ricerca nazionale e internazionale. Sul piano editoriale
la nuova serie si basa sulla collaborazione con la casa
editrice Carocci, un’impresa che molto sta investendo
nel campo degli studi cinematografici.
Com’è fatta questa nuova serie? La rivista
avrà otto sezioni principali. Largo spazio verrà
attribuito a una proposta monografica ( La prima stanza),
con riferimento costante (anche se non esclusivo) alla
ricerca condotta nelle università italiane e
in stretto legame con le stesse. L'impianto potrà
essere storiografico o teorico-metodologico, si fonderà
comunque sulla valorizzazione del documento. Ogni punto
sarà proposto attraverso un doppio intervento,
un documento, appunto, e un saggio strettamente in relazione
con esso. La responsabilità sarà affidata
a un curatore, anche esterno alla rivista, naturalmente,
diverso da numero a numero. Una parte ( Lezioni di cinema)
darà spazio alle scuole professionali di settore,
muovendo dal Centro Sperimentale di Cinematografia,
ma estendendo l’analisi ad altre esperienze, soprattutto
internazionali. Il taglio potrà essere informativo
e descrittivo (strutture, impostazione didattica),
ma sarà soprattutto problematico, di approfondimento.
Agli obiettivi e ai metodi di una formazione professionale
in campo cinematografico, agli intrecci di questi con
la formazione universitaria verrà dedicata soprattutto
attenzione. In Le stanze della memoria troveranno ospitalità
questioni connesse all'acquisizione, alla catalogazione,
alla conservazione, al restauro, alla valorizzazione
del patrimonio filmico (e “non filmico”)
degli archivi cinematografici. Gli interventi avranno
un taglio corrispondente ai vari aspetti in questione:
di tipo tecnico, organizzativo, teorico-metodologico,
storiografico. Punto di riferimento costante sarà
costituito dalla Cineteca Nazionale, ma guarderemo alla
situazione di altri archivi, nazionali e internazionali.
In folio affronterà i problemi legati all'attività
di una biblioteca specializzata di cinema. Anche in
questo
caso la riflessione (e la documentazione) metterà
a confronto la situazione della biblioteca della Scuola
Nazionale di Cinema con altre biblioteche, affrontando
problemi di carattere generale e metodologico. Per queste
tre sezioni gli aspetti più immediatamente informativi
e descrittivi saranno affidati ad altrettante Bacheche:
avranno il compito di far conoscere l’attività
della Scuola Nazionale di Cinema, della sua biblioteca,
della Cineteca Nazionale; più in generale vi
verranno “affisse” schede, inchieste, aggiornamenti,
relativi anche ad altre istituzioni, sempre guardando
anche alla scena internazionale. Una sezione sarà
dedicata a un saggio iconografico ( Figure); in un'altra
( Luoghi e pubblici) troveranno posto discussioni e
dibattiti sulle istituzioni cinematografiche (italiane,
innanzitutto); Documento proporrà all’attenzione
un testo, inedito o sconosciuto, analizzato da uno specialista.
Una sezione “libera” ( Mappe) ospiterà
saggi svincolati dal tema del monografico (e dalle altre
“cornici” della rivista). Solo in casi del
tutto particolari daremo conto, ricorrendo a contributi
di taglio critico, di singoli film o libri o eventi.
Bianco e Nero non si occuperà di critica cinematografica.
Pratica nobile, non vogliamo dar luogo a fraintendimenti,
propria di un’istituzione oggi in crisi, ma che
riteniamo nevralgica.
Semplicemente pensiamo che queste pagine non siano lo
strumento più adeguato a svolgere tale attività,
pensiamo che altre riviste possano meglio svolgere questo
ruolo, pensiamo che iniziative diverse, anche nuove,
vista la situazione di difficoltà, debbano muoversi
specificamente e risolutamente in questa direzione.
La nuova serie di Bianco e Nero si presenta con una
veste grafica di forte identità affidata a un
artista, Stefano Ricci, abituato a muoversi in campi
diversi (il fumetto e l’illustrazione accanto
alla ricerca pittorica) e dalla viva curiosità
cinematografica. La copertina e la serie di immagini
in apertura ( Titoli di testa) trarranno ispirazione
dai materiali iconografici pubblicati. Potrà
trattarsi della rielaborazione di immagini cinematografiche
o di una operazione indiretta. Di tal genere è
l’origine delle immagini di questo numero, disegnate
a partire dal Vangelo secondo Matteo di Pasolini.
Con il n. 547, quello che avete tra le mani, recuperiamo
l’annata 2003 e i ritardi (di cui ci scusiamo)
legati al cambio di serie. Dal 2004 Bianco e Nero uscirà
con una cadenza quadrimestrale. Il primo fascicolo dell’anno
sarà dedicato, per la parte monografica, alle
novellizzazioni. Il secondo al rapporto tra cinema e
tecnologia in Italia. Chiuderemo l’annata con
un dossier sulle “microteorie”, teorie del
cinema che, per la sede su cui sono state proposte,
o per l’anonimato, o quasi, dell’autore,
o per altre ragioni ancora sono rimaste inosservate,
non sono mai entrate, malgrado il loro valore, la loro
perspicacia, la capacità di anticipazione, nell’acquisizione
comune.
La redazione è al lavoro. L’impresa, affascinante,
cui ci apprestiamo, lo sarà davvero se sarà
condivisa dai lettori.
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